Adrenalina: un modo per conoscere se stessi

TR05_novembre_1“Voglio provare questo, o quest’altro o quella cosa”.

Quante volte si è curiosi di provare una nuova attività come snowboard, free climbing, bungee jumping, paracadutismo, oppure entrare nel mondo di alcol, droghe o baby gang? E perché?

A mio parere, è possibile dividere queste esperienze in due insiemi:

– quelle positive, come gli sport estremi, che tuttavia potrebbero essere considerati pericolosi;

– quelle totalmente negative, che hanno come unico scopo lo “sballo” e l’evasione dalla realtà.

Ma cosa hanno in comune questi due gruppi? Sicuramente, la ricerca di adrenalina.

Dal punto di vista biologico l’adrenalina è un mediatore chimico, ma quello che ci interessa sono le sensazioni che si hanno quando questa aumenta a causa dell’ansia, dello stress, della paura: battito accelerato, molta energia, forza..

Focalizziamoci solo sull’aspetto positivo, la ricerca di quell’attività che ci fa sentire il cuore in gola e le gambe paralizzate…

“E’ l’unica esperienza che permette a un uomo di volare, proprio come un uccello, vicino alle rocce, alle cascate, alle strade e ai palazzi. Rispetto al paracadutismo fa più paura, perché si vola a pochi metri dagli oggetti, ma la sensazione evoca la vista di un falco che scende in picchiata dalla cima di una montagna.” – Roberta Mancino, paracadutista e base jumper

Gli sport estremi sono un modo, soprattutto per i giovani, per conoscersi, mettersi alla prova sfidandosi e sfidando la natura stessa, vedere fino a che punto si riesce ad arrivare, se si riesce a combattere la paura prima del salto, a frenare le ginocchia che tremano all’impazzata rendendo difficile anche solo lo stare in piedi.

“Non appena ti butti nel vuoto, impari moltissimo su te stesso. Non solo riguardo al tuo corpo, manipolando il vento intorno a te, ma anche sulla tua mente. In un certo senso impari a conoscerti e come interagire con gli altri. Più salti, più realizzi che le tue paure, ansie, e soprattutto le vocine interiori iniziano a dissolversi, perché realizzi che sei tu ad infliggertele. In quel momento diventi sempre più consapevole di cosa è veramente importante, e ti assumi la responsabilità delle tue azioni.” – Niklas Daniel, paracadutista e fotografo

“Io mi godo tutta l’immersione, a volte vorrei non finisse così presto. La discesa è molto emozionante perché in 1’50” ti sembra di andare in un’altra dimensione, tipo spedizione sulla luna, il silenzio che ti avvolge, i colori che svaniscono, il tuo corpo che perde peso, la risalita invece è come il ritorno alla vita, la luce, l’acqua più calda i sub di assistenza…” – Gianluca Genoni, apneista

E dopo aver saltato, o essersi buttati, quando tutto finisce e l’adrenalina cala, è lì che spesso ci si sente vuoti e si ha il bisogno di riprovare anche le stesse sensazioni ed emozioni, come l’aria sul viso, la libertà che si prova e la consapevolezza di essersi sfidati e aver vinto contro se stessi.

“Che dire..ho provato sensazioni indescrivibili..Quando sei lì, in tre secondi decidi se farlo o no e mentre decidi ti sei già buttato, e mentre sei a testa in giù, appeso solo a un elastico, guardi la distanza tra te e il ponte…Quando poi tutto è finito non riuscivo a realizzare che fosse davvero accaduto.”  Ecco cosa ha detto un diciottenne dopo aver fatto per la prima volta bungee jumping.

Conoscendosi a fondo, infine, si comprendono anche meglio le paure che caratterizzano ciascuno e che non potranno mai essere realmente estirpate.

“Amo il mare ma non lo frequento moltissimo. Ne ho un immenso rispetto ma confesso che mi ha sempre messo paura. Mi capita di andare in barca con amici ma sempre con questa paura costante.” – Philippe Petit, funambolo

Per tutti è importante vivere e provare l’adrenalina, ma come in ogni cosa sono necessari il senso della misura e la responsabilità. Tra la consapevolezza e l’incoscienza c’è una linea sottile: una è data dalla conoscenza di se stessi e delle proprie paure, l’altra dalla mancata percezione di sé.

Articolo scritto da Ludovica Straccia

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