Dalla morte dell’individualismo nasce la vita

TR08_marzo_3Nella società odierna,in cui la vita si chiude nella cerchia degli interessi propri di ognuno,individualismo e competitività sono diventati da tempo parte della nostra cultura egoistica che non lascia spazio al prossimo.

Ci troviamo dinanzi ad una sorta di tristezza individualista scaturita dal cuore comodo e avaro dell’uomo e dalla ricerca ossessiva di piaceri effimeri che sta prendendo il sopravvento. Causa di questo depauperamento risiede nella relazione che l’individuo umano ha stabilito col denaro,accettando pacificamente il suo predominio sull’etica.

Siamo tormentati dal pensiero negativo della tanto diffusa crisi economica che ci sovrasta e ci fa dimenticare che alla sua origine c’è una profonda crisi antropologica e valoriale che manifesta i propri squilibri nella negazione del primato dell’uomo.

Affinché l’individuo possa sentirsi parte di un tutto, è necessario rivalutare tutte le realtà di vita sociale a partire dalle agenzie educative quali la famiglia,la scuola e i gruppi culturali dove dovrebbe prevalere il sentimento di condivisione,principio base di una sana co-esistenza che ci spinga al distacco da quella catena dell’ignoranza,dei pregiudizi e dei deboli sensi a cui tutti siamo legati, abbattendo ogni forma di idea preconcetta e potenziando la creazione di nuove immagini della realtà che siano più efficaci  per realizzare e portare a compimento progetti comuni.

Non dobbiamo consentire alla mentalità individualista e competitiva di prevalere nella nostra vita impegnandoci nello sviluppo del senso critico per affinare il senso etico e migliorare la creatività, le risorse e le capacità personali.

Attivare una relazione educativa intessuta di attenzione, ascolto e dialogo sarebbe il modo migliore per crescere e camminare insieme in quest’epoca in cui ormai risulta difficile farlo.

Contro ogni tentazione di torpore e di inerzia abbiamo il dovere morale di annunciare che i cambiamenti sono possibili e che non si tratta di ipotizzare scenari politici diversi, ma di sostituire alla logica del benessere la pratica della condivisione radicata nella solidarietà.

Il nostro appello è dunque quello di:

OSARE IL CORAGGIO DELLA SPERANZA! (Giuseppe Micunco)

Articolo scritto da Federica Bene

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