Dark Sky Places

TR14 - Gennaio - 2Quando ero piccola Nonna aveva una casa in alta collina. Un luogo sperduto, disperso tra piccoli borghi di contadini prima e di operai in seguito, anonimo e oramai quasi deserto: tutti gli abitanti erano anziani, determinati nel proposito di concludere la propria vita nell’esatto luogo dove questa aveva avuto inizio. I giovani erano scappati altrove, in cerca di prospettive migliori per sé stessi e per i propri discendenti.

Passavo le mie estati in questo luogo, tra case di duro sasso, foreste di conifere e gatti selvatici.

Al tempo le mie massime aspirazioni erano, nell’ordine: vincere a nascondino contro mio fratello, accarezzare uno dei gatti, riuscire nell’impresa di rubare una fetta di crostata dal tavolo senza essere scoperta.

E, ovviamente nonché disperatamente, riuscire a vedere una stella cadente.

Notti di Agosto spese a perlustrare con pignola precisione la volta celeste, cercando una stella cadente, una lontanissima, una microscopica, era sufficiente che ci fosse. E io ero felice.

E poi arrivò, senza avvisare né mettere in guardia, il periodo della seconda casa in campagna. E portò con sé  nuove case lussuose, agriturismi e grossi fuoristrada. Con sé trascinò, purtroppo, anche l’inquinamento luminoso.

E così le stelle sparirono, veloci come solo gli astri che sfrecciano nel cielo buio sanno fare. Come erano arrivate, queste sparirono, in silenzio.

A volte, nelle notti particolarmente buie e se si è particolarmente fortunati, se ne può ancora scorgere qualcuna che, timida, brilla solitaria, impegnata nell’eterna ricerca di una propria simile.

L’inquinamento luminoso, oltre a celare gli astri alla vista, sembrerebbe legato secondo diversi studi anche a patologie come i disturbi del sonno, il diabete e lo sviluppo di alcuni tumori. Sarebbe anche la cause della morte di alcune specie animali, disturbate dalla luce artificiale durante la notte.

Ad oggi nel mondo sono 55 i “Dark Sky Places”, luoghi ovvero in cui i lampioni stradali sono ridotti al minimo, così come gli strumenti di illuminazione potente dei campi sportivi, dove è possibile ammirare gli astri come facevano gli antichi, senza l’ostacolo dell’inquinamento luminoso. Sono in aumento: la maggior parte di essi si trova negli Stati Uniti, eppure se ne trovano alcuni anche in Germania, Regno Unito, Ungheria, uno anche in Francia, ed altri in Nuova Zelanda, Namibia e Corea del Sud.

L’attenzione su questo tema è lentamente in crescita anche in Italia, grazie alla campagna di sensibilizzazione nei confronti di governi e amministrazioni locali da parte dell’associazione CieloBuio, che dal 1997 opera per la salvaguardia del cielo notturno.

“Se le stelle, anziché brillare continuamente sopra le nostre teste, fossero visibili solo da un particolare luogo del pianeta, tutti vorrebbero andarci per assistere allo spettacolo.” (Margherita Hack)

Articolo scritto da Arianna Fummi

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