Following a bird

TR18_febbraio_3L’11 febbraio si è esibito sul famoso quanto mai discusso palco dell’Ariston Ezio Bosso, un pianista italiano. Se può già essere considerato strano invitare sul palco di Sanremo un ospite che si occupa di musica strumentale, chiamare lui in particolare è ancora più inusuale. Chiamare un pianista ma prima di tutto una persona affetta da SLA, non è una cosa che succede spesso in televisione, soprattutto in una trasmissione come Sanremo. Non si può negare che nel nostro paese c’è ancora tanto lavoro da fare per quanto riguarda la trasparente ma non invisibile discriminazione verso le persone disabili o verso le persone ritenute diverse in generale. Molto spesso il diverso spaventa, a volte destabilizza. In questo caso invece, il diverso fa tenerezza ed emoziona. È Ezio in prima persona ad emozionarsi, ancora incredulo di trovarsi su un palco del genere, e tramite la sua semplicità riesce anche a far emozionare.

“Noi mettiamo le mani [per suonare], ma la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare”

Ezio Bosso in persona pronuncia queste parole, sforzandosi nel pronunciarle una ad una, quasi incurante del suo problema che gli rende difficile parlare, e nonostante tutto questo, gli spettatori sul palco e quelli a casa lo ascoltavano, cercando di non perdersi nemmeno una parola, o il più piccolo gesto. Cercavano di capire; non semplicemente di ascoltare ciò che diceva, ma anche di capirlo. Proprio come funziona con la musica. Sentirla è una cosa, ascoltarla è un’altra. Questa è la lezione più grande che Ezio Bosso ci ha dato, forse anche inconsapevolmente, ma semplicemente donando se stesso a chi è capace di ascoltare e ascoltare davvero. Di capire lui e la sua musica. Perché, citando Ezio, la musica siamo noi, è poesia. E quando l’intervista giunge al termine e sentiamo che inizia a suonare, sentiamo che la poesia, quella vera, inizia. Suonando un pezzo del brano con cui Ezio Bosso apre tutti i suoi concerti, “Following a bird”, noi possiamo ascoltare la sua vita. Tramite semplici note e accordi, messi uno dopo l’altro a formare un incastro perfetto, con cui riesce a toccarci nel profondo e a farci capire ciò che lui ha, in minima parte, vissuto. Con un’espressione di gioia ed estasi pura, ci ha fatto ricordare quanto la musica sia vita, e la vita sia poesia. E quanto basterebbe a volte, ascoltarla. Semplicemente, ascoltarla.

Articolo scritto da Alessia Saragozza

Stile: 2
Originalità: 2
Messaggio positivo: 3
Cogitabilità: 2

Commenti
Back to Top