I Meninos De Rua e la strage silenziosa

meninos-de-ruaÈ un dato di fatto: continuiamo a sperare in una conversione all’Umanità, al valore intrinseco dell’uomo, o donna o bambino, alla sacralità della persona e, invece, ancora una volta siamo costretti a prendere atto che il fattore economico prevale sul valore e sulla dignità della persona perché  la brama del potere e dell’avere travolge chiunque sia fragile come nel caso dei Meninos De Rua.

Chi sono i Meninos De Rua? Conoscerli risulta un compito estremamente difficile e oserei dire impossibile dal momento che è proprio il diritto fondamentale all’identità il primo e grande assente. Vivendo nell’anonimato vagano nelle città del Brasile dalla “ doppia verità” e, come topi, cercano di sopravvivere sniffando la colla, vivendo di espedienti, derubando chi incontrano …

E giunge, negli ultimi giorni, come una tempesta travolgente l’accusa delle Nazioni Unite alle autorità brasiliane di Rio de Janeiro che getta un’ombra a dir poco  inquietante sulle prossime Olimpiadi:  si sta verificando un massacro di bambini e adolescenti sotto gli occhi di tutti, quasi come se ci fosse un accordo tacito di eliminarli per pulire le metropoli in vista dei giochi olimpici del 2016.

Nello scorrere immagini e nel leggere testimonianze  sulle realtà raccapriccianti di violenze, soprusi e  morte, riguardanti bambini che i riflettori mondiali mettono allo scoperto, mi chiedo se suscitano ancora indignazione e sconcerto nella coscienza collettiva…

Che in Brasile si proceda ad azioni repressive e spietate in nome dell’ordine pubblico rivolte ai minori di strada non è una novità. Se n’è parlato  in occasione dei mondiali di calcio e della visita del Papa.

In realtà quella dei bambini di strada è una storia antichissima. Da almeno cinquecento anni la maggior parte dei minori in Brasile è vittima di un sistema ingiusto che li depriva di diritti fondamentali come quello alla famiglia e all’istruzione.

Lo stato di degrado infantile è diventato un cancro mostruoso, difficile da vincere e debellare.

Radicato in un Brasile ancora sconosciuto e paradossalmente oggetto di ammirazione planetaria, il problema povertà si scontra con l’ambizione sempre più sfrenata a diventare la terza potenza mondiale in breve tempo. Il potere a tutti i costi, anche se ciò significa spargere sangue, creare infernali periferie esistenziali e nuove situazioni di schiavitù. Ma ancora mi chiedo come possa un’aspirante potenza mondiale qual è il Brasile, presentarsi con un’immagine deturpata da milioni di ragazzi ormai da più parti definiti pericolosi delinquenti?

E allora, invece di investire nello sviluppo di politiche sociali che offrano pari opportunità a tutti i cittadini, che aiutino ad uscire dalla miseria, dalla violenza, dal degrado, lo Stato, come sostiene Papa Francesco, fa ricadere la scelta sulla “cultura dello scarto e dell’esclusione” o, in questo caso, di vera e propria eliminazione. Non possiamo considerarla una strage occasionale, ma una realtà quotidiana che si consuma nel silenzio e nell’indifferenza, nella complicità omertosa internazionale e multiculturale dove tutti sanno e nessuno interviene.

Lasciamoci, allora, provocare dai grandi eventi per scoprire le tragiche situazioni umane che spesso nascondono.  Facciamo che la tragedia brasiliana insieme a tante altre simili, possa  diventare per ciascuno di noi occasione  ad accogliere l’invito accorato del Papa e di tanti laici ad aprire il proprio cuore a quanti vivono nelle più disparate periferie esistenziali;  impariamo a curare  con la solidarietà e l’attenzione dovuta quelle ferite impresse nella carne di tanti che non hanno più voce perché il loro grido si è ormai affievolito e spento. Impariamo anche a farcene carico.

Che il loro grido diventi il nostro, per spezzare insieme la barriera di indifferenza che spesso regna sovrana a nascondere l’ipocrisia e l’egoismo. Per ri-costruire l’Umanità.

Articolo scritto da Federica Bene

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