La guerra dimenticata: l’attuale situazione nel Sud Sudan

TR02_gennaio_1Dal 2013, dopo due anni dall’indipendenza nazionale, il Sud del Sudan si trova in una clima di guerra civile per la seconda volta in pochi anni; una situazione disastrosa sia per l’unità del paese sia per le condizioni in cui la popolazione è costretta a vivere.

Come ha affermato la fondazione Mons Cesare Mazzolari, il fondatore dell’associazione onlus Cesar: ‘Parlare di conflitti etnici è troppo semplicistico e offensivo per chi conosce bene o proviene da quell’area. Spesso i conflitti africani sono ridotti a scontri tra clan e tribù. Non è così semplice’.  Infatti una delle vere cause dello scoppio della guerra civile è stata la corruzione, che sempre di più si è andata espandendo all’interno del paese dopo la sua indipendenza, soprattutto a causa della grande povertà che caratterizza tutta la regione. Proprio per tale motivo il vescovo della diocesi di Wau, (QUI D(Rudolf Deng Majak, ritiene che alcune decisioni prese dall’Onu siano inutili, affermando che: ‘Le persone prese di mira continueranno ad accumulare ricchezze a modo loro, mentre ad essere colpite saranno le popolazioni innocenti’.

La guerra è stata voluta dalle autorità politiche e militari del paese, ma a combattere e a vivere in una condizione di povertà e miseria sono i civili. Sondaggi recenti hanno mostrato che i bambini tra i 3 e i 5 anni crescono gravemente malnutriti nei campi profughi di Khartoum, e la mortalità infantile è altissima: nel primo anno di vita 109 su mille muoiono, e 184 su mille dal primo ai 5 anni di vita.

Un altro problema che incombe su questi poveri innocenti è la schiavitù, un fenomeno che è ancora largamente diffuso nei paesi del terzo mondo. I bambini, di solito, vengono venduti ai ricchi signori di Khartoum o, nella maggior parte dei casi, vengono reclutati dai partiti in guerra per operazioni di guerriglia o per ripulire i campi minati. Non vi è alcun tipo di tutela per i giovani del Sudan, i quali non hanno mai conosciuto il significato reale della parola ‘pace’.

Nella cultura locale si è sviluppato un altro fenomeno che riguarda sempre i bambini: ovvero quello dell’abbandono dei ragazzi orfani. Una volontaria dell’Organismo di volontariato per la cooperazione (Ovci), Rosetta Molteni, ha affermato durante un’intervista: ‘Mi sono trovata più volte a camminare sui marciapiedi delle vie del centro della capitale del Sudan, e con sgomento dovevo assistere all’uscita di bambini, che potevano avere dai 5 ai 14 anni, direttamente dai tombini, sempre aperti, delle condotte per la raccolta dell’acqua piovana’.

Fortunatamente questa Onlus è riuscita a ideare e attuare un progetto per la salvaguardia dei bambini: ‘Save the saveable’ che prevede la costruzione di scuole, anche con mezzi di fortuna, all’interno dei campi profughi. A tutt’oggi già 30.000 bambini sono stati avviati e introdotti in questa iniziativa, e hanno avuto, pur tra molte difficoltà, l’opportunità di seguire i programmi delle classi ordinarie.

Non tutte le situazioni si possono migliorare o risolvere immediatamente senza problemi, e questa guerra civile, dimenticata dall’occidente, ne è una prova evidente; ma si può sempre trovare una qualche soluzione almeno per rendere un po’ meno drammatiche tali condizioni che, apparentemente, non hanno vie d’uscita. Basta però conoscerle ed esserne informati, e questo è un altro grande problema del mondo occidentale.

Articolo scritto da Claudia Spagnulo

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