Per-dono

TR01_marzo_2Un raggio di luna entra prepotente da una finestra e illumina una stanza da letto silenziosa. Il candore della luna falsa i colori ma si distingue il volto diafano di una ragazza. Dorme placida, ma il suo viso reca i segni evidenti di chi ha sofferto molto e non ha voluto dimostrarlo. Ricorda i boccioli appena fioriti, sbattuti senza riguardo dalle tempeste marzoline. Soffrono tremendamente  finché il sole tiepido non li bacia di nuovo con i suoi raggi.

Seduta sul letto c’è un’altra ragazza, il volto pallido appena visibile nella penombra notturna. Il ticchettio ritmato dell’orologio le ricorda che è tardi, che deve andare a letto al più presto. Lei però non lo ascolta, c’è un altro ticchettio che scandisce il ritmo della sua nottata e le batte in petto. Il battito le ricorda la sua vita, ogni singolo istante. Quando il ritmo aumenta e si fa più incalzante le tornano in mente gli scoppi di risate, l’ilarità bambina che accompagna i giochi. Il tempo scorre e il ticchettio si fa più lento, quasi sommesso e le ricorda le litigate, i pianti della loro comune adolescenza. Due pezzi di puzzle che provano a incastrarsi e, non riuscendoci, si fanno sempre più male. Il tic-tac è sempre più lento, sta quasi per estinguersi. Tic. La ragazza seduta piange. Tac. Rivolge lo sguardo verso l’esile sagoma nel letto. Tic. Le prende la mano e nel buio della notte le sussurra «Perdonami». Tic-tac. Il ticchettio riprende più forte e più intenso di prima in un nuovo scoppio di risate.

La ragazza nel letto si agita senza svegliarsi. Sorride nel sonno, un tacito e inconsapevole cenno di assenso. Il sole ha sfiorato il bocciolo e nessuna tempesta potrà fargli di nuovo del male. Nella notte buia e silenziosa è avvenuto il miracolo più grande: il perdono, che irrompe in tutta la sua infinita umanità. Perché perdono è quando si comprende che per andare avanti non bisogna più guardare indietro. È quando non importa da che parte stia la ragione o il torto perché l’importante è restare insieme dalla stessa parte. È in questi momenti che ogni uomo dovrebbe capire che voltare pagina non significa dimenticare com’è iniziata la storia, vuol dire cercare di darle un lieto fine diverso da quello che tutti si aspettano. Grazie al perdono è possibile riparare agli errori commessi e ricominciare a vivere. D’altronde, come disse papa Giovanni Paolo II in occasione della Giornata Mondiale della Pace nel 2002, «Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono».

La notte è finita e i raggi del sole squarciano il cielo ceruleo. La ragazza seduta dorme china sulla sorella tenendole la mano, alla fine il sonno ha avuto il sopravvento. L’orologio sul comodino segna le sette e mezza del mattino e inizia a suonare petulante. La ragazza si sveglia e si prepara ad andare a scuola. Prima di andare però prende un foglio e una penna. Scrive «Per-dono ti ho avuta, per-dono mi sei stata data, perdono ti chiedo».

Articolo scritto da Flavia Di Silvestro

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