Stranizza d’amuri

TR04_febbraio_2“Né più mai toccherò le sacre sponde”
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell’onde
del greco mar da cui vergine nacque Venere”

Così il poeta Ugo Foscolo  si rivolgeva alla piccola isola del Mar Ionio,Zacinto, terra natia, tanto amata, ma divenuta  lontana e irraggiungibile . Continuo  a  rileggere  questi versi pensando anch’io alla mia cara terra. Oh Sicilia, terra di storie antiche, di Greci, di Barbari,di Fenici, e di tutti coloro che si fermarono lungo le rive del  tuo mare , incantati dalla tua ineffabile bellezza. Ora che sembra arrivato per me il tempo delle scelte, quelle importanti,decisive che forse ti cambiano la vita, guardo la valigia dentro l’ armadio   e rifletto  su quel futuro che , a volte, un po’ mi spaventa.

Non so quando e per quanto tempo ma forse un giorno partirò anch’io, seguendo il luogo comune secondo cui  se vuoi veramente vivere in modo onesto e giusto e trasmettere ai tuoi figli grandi ideali devi scappare, anche se con l’ amarezza nel cuore. Sembra quasi impossibile  comprendere appieno quali logiche sottendano alla Sicilia, terra benedetta dai suoi eroi e maledetta dalle sue sciagure. Terra di eterne contraddizioni e  luogo che «ognuno racconta a modo suo»,  così stravagante ed eccentrica da glorificare come eroi gli impostori e i delinquenti, da elogiare sciocchi e pazzi quali maestri di dottrina e di sapere, al punto da dare ragione al torto e torto alla ragione.

Come si fa a non odiarla? I siciliani  hanno dimostrato negli anni un talento impareggiabile nell’eleggere sindaci che, come nella migliore tradizione romana, hanno approfittato della posizione per riempirsi le tasche e lasciare le città in balìa di se stesse e hanno anche dimostrato di accettare queste situazioni con la stoicita’ del condannato a morte che accetta la pena con serenità, per senso di colpa .

Quel “cancro” radicato all’ interno dei suoi ,palazzi ,istituzioni , ospedali,associazioni,all’ interno della sua anima, la lacera, la rode , proprio come il serpente della statua di Villa Giulia a Palermo  che si nutre dal petto del dio Protettore.”La mafia non esiste”,  sento dire nei circoli  e nella piazza della mia città e  molti conducono la propria vita nella più assoluta indifferenza, perseverando in un costante atteggiamento omertoso, abbassando la testa e  tappandosi  le orecchie. Eppure c’è chi ha gridato negli anni, anche forte, cercando di scuotere le coscienze,sacrificando la propria stessa vita”La mafia è una montagna di merda” “Chi non ha paura muore una volta sola, chi ha paura muore ogni giorno”.Proprio durante il biennio ‘92-‘93, gli anni delle stragi,del fumo nero, della violenza che inghiottiva il limpido cielo azzurro, che si e’ avvertito per la prima volta il coraggio dei siciliani, quella scossa d’orgoglio, quella netta presa di posizione da parte delle nuove generazioni “Palermo è nostra e non di cosa nostra”gridavano all’ indomani dell’ uccisione del giudice Borsellino e della sua scorta, dimostrando che  la gioventù’ palermitana e siciliana era già pronta per quel processo di rinnovamento culturale indispensabile per annientare il fenomeno della malavita, della corruzione e della violenza.

Se un giorno avrò dei figli ,voglio che essi possano incantarsi davanti alla bellezza di questa terra, voglio che possano provare gli arancini,la focaccia, una bella granita,la cassata, i cannoli, voglio che la ricordino non come terra di violenza,di corruzione, di malavita organizzata ma come terra di mare e di sole, voglio solo che, nonostante tutto, come me in fondo, si riconoscano “orgogliosi di essere siciliani”.

Non è facile vivere in Sicilia, ma perché lasciare ad altri, che non la meritano, la rinascita di un nuovo popolo giovane e coraggioso, forte delle proprie capacità, difensore delle proprie libertà di scelta,orgoglioso delle proprie origini e della propria terra?

Alla fine penso proprio che resterò  qui, a lottare, a combattere , nella speranza, nel mio piccolo, di poter contribuire a renderla una terra migliore, perché nonostante  le  migliaia di contraddizioni e difetti come si fa a non amarla?

Proprio come canta Franco Battiato:

E quannu t’ancontru ‘nda strata

Mi veni ‘na scossa ‘ndo cori 

Ccu tuttu ca fora si mori

Na  mori …  STRANIZZA D’ AMURI …”

Articolo scritto da Giuseppe Currao

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