Abbiamo ancora bisogno del femminismo?

Nel 2016 le donne della rete sono schierate su due fronti opposti: abbiamo o non abbiamo ancora bisogno del femminismo?

Mentre le prime portano avanti forti proteste in favore della parità dei sessi, le altre criticano questo atteggiamento come un maschilismo rovesciato definendo le loro richieste un desiderio di sopraffazione del sesso maschile e non di parità.  La critica più forte che viene mossa nei confronti delle femministe è il desiderio di vendetta per la storica condizione della donna sottomessa prima al padre, poi al marito.

In realtà, il grido del femminismo è spesso voce di solidarietà più che una propria richiesta di aiuto: esso rivolge l’attenzione alle donne maltrattate, alle donne sottopagate, sfruttate nel mercato della droga e della prostituzione e nella compravendita clandestina di organi, ma più semplicemente alle donne cui sono stati rivolti commenti spiacevoli, alle donne che non si sentono a proprio agio a passeggiare da sole, a tutte quelle donne che, in qualche modo, si sentono minacciate o la cui libertà è messa in discussione. Esse si fanno portavoce degli scandali mediorientali di madri e figlie deturpate dall’acido, delle spose-bambine del sud-est asiatico e di tutte le ragazze che, in ogni parte del mondo non possono uscire di casa in minigonna per paura di essere violentate.

Dall’altra parte, il disaccordo riguarda tutte le proteste estreme alla sessualizzazione del corpo femminile che propongono immagini di ragazze orgogliose di mostrare il proprio corpo imperfetto. Qui la critica diffusa è fare del femminismo una scusa per attirare l’attenzione. Le femministe affermano: “Se un uomo può mostrarsi senza maglietta senza destare alcuno scandalo, perché una donna non può farlo?”.

La voce del movimento è quindi chiara e forte e purtroppo spesso fraintesa o estremizzata, ma tra femministe e non femministe vi è un punto di accordo: è scandaloso che nel XXI secolo persistano ancora situazioni di sfruttamento femminile. La domanda che ci poniamo è appunto se tutt’ora necessitiamo del femminismo, ma nel profondo la costante premessa riguarda la certezza che non dovremmo affatto averne bisogno.

Articolo scritto da Eleonora Verucchi

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