Diamoci un taglio!

TR12_dicembre_1Proprio mentre mi trovavo al barbiere, in attesa del mio turno, ho letto un articolo curioso relativo alla Corea del Nord: per legge era stato imposto a tutti i maschi il taglio dei capelli simile a quello del Capo di Stato! Ho provato a pensarmi, visto che c’ero, con quel taglio o con quello del nostro Presidente della Repubblica o del Presidente del Consiglio, aiutandomi con qualche applicazione ad hoc del mio smartphone. Il risultato? Niente che mi soddisfacesse soprattutto l’idea: se una legge imponesse di tagliarci i capelli a 2 cm di lunghezza, come reagiremmo? Sicuramente non bene; lo dobbiamo alla nostra libertà, ai principi che ci sono stati tramandati, anche nella scelta di una capigliatura! Purtroppo in Corea del Nord sono abituati a tutt’altro, ad un silenzio che dura dalla sua fondazione e che tragicamente sembra non voler cessare mai. Come ben sappiamo, la Corea del Nord è una delle dittature più oscure e dure del globo, i cui cittadini sono ridotti ad uno stato di povertà estrema e il cui governo è annoverato tra i più corrotti. Guidato dall’elité di Pyongyang, la sua capitale, la Corea del Nord è capeggiata dal dittatore Kim Jong-Un, eletto in giovanissima età e idolatrato come monarca assoluto. Gli ingredienti ci sono tutti: una propaganda repressiva, un regime incentrato sul rafforzamento militare, scarsa propensione al progresso tranne che per gli armamenti, i campi di prigonia. Se in Europa abbiamo imparato dai nostri errori a caro prezzo, lì tra le impervie montagne coreane, la lezione non sembra essere arrivata ed accade quotidianamente uno dei più grandi delitti che l’umanità possa compiere: l’omicidio della libertà. Ogni giorno, ogni ora, ogni secondo viene ucciso un uomo, una donna, ma prima ancora di nascere; gli viene tolta la possibilità di pensare appena usciti dal grembo materno. Piegati dal duro lavoro, trattati come schiavi, condannati per un “crimine” commesso da un qualche progenitore decine di anni prima. Tutte attività occultate per anni in modo molto efficiente dal governo nordcoreano che però non ha fatto i conti con alcuni “uomini” che hanno deciso di raccontare con coraggio la situazione. “Fuga dal Campo 14” e “La mia lotta per la libertà”, rispettivamente di Shin Dong-hyuk e Yeonmi Park, sono due libri, due delle poche testimonianze che il mondo possieda; storie fuori dal comune e che lasciano grande sgomento e un senso quasi di terrore. Shin e Yeonmi raccontano di come non abbiano mai sentito la parola Libertà, della loro vita nei campi di prigionia, dove le uniche leggi a regnare erano quella del tradimento e della morte, per cui entrambi hanno ucciso e venduto le proprie madri senza alcuno scrupolo di coscienza. D’altronde, l’educazione nel campo insegnava loro questo, a pensarci sembra quasi di parlare di un The Truman Show “True”, reale appunto, in cui un burattinaio gestisce la vita e i suoi prigionieri per i propri infimi scopi e da cui qualche ispirato eroe ha cercato di fuggire, non sempre fortunatamente. Eroici attivisti documentano e commentano ogni giorno tali misfatti e, nonostante la loro voce non venga sempre ascoltata, combattono in nome della Libertà, della Vita, a prova che tutti meritano eguali diritti. È ora che anche ai coreani sia data voce dopo anni di silenzio, diamoci un taglio! Questa, però, non è una denuncia legata solo a quello Stato, ma di chi quotidianamente uccide la Libertà o ne spaccia una copia mal riuscita e falsa.

Articolo scritto da Mauro Porto

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