Diversamente Alzheimer

TR08_febbraio_1“E ti vengo a cercare, anche solo…” è il verso di una nota canzone di Franco Battiato che mi torna in mente ogni qualvolta decido di trascorrere un po’ del mio tempo con lei. E vengo a trovarla anche se… in tanti, non sempre palesemente, completano il suddetto testo del cantautore siciliano con un fatidico… ormai!  La accarezzo lievemente per permetterle di sentire la mia presenza; mi fermo ad osservarla finché il mio sguardo non si incontra col suo, inerme, silenzioso. E attraverso quegli occhi, dove la scintilla della vita sembra giocare a nascondino, mi immergo nel mare dei ricordi, alla ricerca dei tasselli che compongono il grande puzzle della sua storia.

La pelle morbida e liscia del volto richiama l’immagine di una bambina dolce e sensibile, prima e unica donna di quattro figli. Cresce serena, piena di vita e di entusiasmo fino a quando la fiamma dispettosa di un lume a petrolio, che lei regge durante la preparazione del pane, le avvolge il collo lasciandole una cicatrice che smorzerà per sempre la sua autostima e affievolirà la forza dei sogni che abitano il cuore di ogni adolescente. A quei tempi un intervento tempestivo di chirurgia plastica era un sogno proibito, ma a riaccendere la speranza sarà lo sguardo innamorato di un giovane uomo che, tralasciando i segni evidenti impressi sul collo, saprà cogliere la bellezza del suo volto e soprattutto la profonda bontà d’animo. A quei tempi, abitare il proprio corpo e il proprio tempo era cosa normale, perché naturale. Si accettavano, anche se certamente con dolore, un difetto, una disarmonia. Difetti e disarmonie che divenivano anche fonte di pregiudizi e per lei il percorso di fidanzamento prima, e di matrimonio poi, sono stati una vera e propria corsa ad ostacoli generatrice di ferite invisibili e al contempo indelebili.

La tanto attesa spiaggia della maternità sarà la sua felicità, ma la inonderanno anche umiliazioni e amarezze, quelle che attraversano la vita: poche gioie, tanti sacrifici e rinunce. Ma c’è un rifugio, un’ oasi che la ha accolta, protetta, che le ha permesso di esprimere tutta la sua femminilità e creatività: la passione per il ricamo. Ed è come se quel ricamare fosse stato un po’ un ridisegnare la vita, la propria, abbellendola e alleggerendola, traforandola. Una passione che ha conservato e difeso fino alla fine, anche quando il suo cervello ha iniziato a “darle buca”, a dimenticare, a cancellare, a farla scivolare pian piano in un baratro da cui diventava sempre più difficile salvarla.

Mi dispiace tanto nonna! Ma il tuo silenzio non mi spaventa! Accetto la sfida e “…ti vengo a trovare, perché…” so che ci sei e con la tua eloquente saggezza continui ad indicarmi i valori a cui puntare; “…perché…” rimani il mio punto di riferimento, nonostante l’azione di questa “gomma” sulla linea della tua vita, che ha fatto sì che da un giorno all’altro diventassi per te una sconosciuta. E allora grazie nonna e grazie Alzheimer, oserei dire … per avermi dato la possibilità di conoscere e imparare ad accettare le fragilità che la mia mente a volte preferirebbe ignorare. Perché perdere qualcosa o qualcuno è un modo per ricominciare a cercare.

Articolo scritto da Federica Bene

Stile: 3
Originalità: 2
Messaggio positivo: 3
Cogitabilità: 2

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