E quindi… ti laurei in filosofia?

TR02_gennaio_2È il luogo comune che sta prendendo il sopravvento tanto quanto le battute sulla non-esistenza del Molise: cosa ci fai con una laurea umanistica? In particolare i laureandi in filosofia sono il bersaglio su cui ci si impunta maggiormente. “Risvoltini”, occhiali tondi, mcbook, una famiglia in grado di sostenerli economicamente. Tutto vero, se si vuole guardare il mondo o solo bianco o solo nero. Perciò, non c’è da scoraggiarsi, cari maturandi che dovete scegliere quale facoltà intraprendere. Studi, di certo non basati sul luogo comune, dimostrano senza ombra di dubbio che lo studio della filosofia sia una scelta che orienta la vita in un senso critico, concedendo ai suoi “adepti” un’elasticità mentale ineguagliabile. Nel concreto, se fai filosofia e crei un piano di studi ben ponderato, puoi fare davvero di tutto e ottenere soddisfazioni lavorative eccezionali.  Non si studia solo il “vecchio”, non si tratta di storia della filosofia che viene propinata nei manuali del liceo. L’interdisciplinarità che concerne questa materia è la caratteristica fondante. Al corso di laurea triennale consegue, infatti, una grande varietà di specializzazioni che sono tese a formare sul piano lavorativo tutti gli interessati. Pertanto ci si può iscrivere a corsi ad hoc se si ha una passione per il lavoro di azienda, oppure se si è interessati al marketing, a corsi di logica, semiotica o filosofia del linguaggio, e tanto altro. Il bagaglio culturale si addiziona a quello pratico-formativo per il lavoro. Tuttavia, il messaggio che la nostra società ci sta mandando è   “la laurea umanistica serve solo se vuoi fare il professore”. Tutto appare come uno slogan pubblicitario, come se si stesse dicendo “Ehi, tu! Vieni a iscriverti nella mia facoltà d’ingegneria/medicina/economia/giurisprudenza!”. Molti giovani preferiscono conseguire una laurea in economia, ad esempio, per il semplice fatto che vi è una più alta percentuale di trovare lavoro. La passione per un determinato campo di studi piano piano sta andando a sfumare sempre più. Il gusto di poter studiare qualcosa che piace diventa sempre più raro, dal momento che l’ansia di poter lavorare incombe come una cappa di aria calda che toglie il respiro. È pur vero che dal punto di vista economico lo studio delle materie umanistiche è piuttosto rischioso, poiché comporta costi talvolta elevati per pagare le tasse universitarie, e che per sicurezza ci si lancia verso studi più “pragmatici”. Cosa fare, dunque? Seguire i nuovi dogma della società del XXI secolo e, pertanto, seguire una strada fatta di certezze (che tra l’altro si rivelano fittizzie), oppure vivere secondo coscienza e ragione come dicevano i filosofi?

Articolo scritto da Beatrice Tranquilli

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