Federico II, stupor mundi ancora oggi

TR16_febbraio_1Spesso il percorso storico ci presenta personaggi lontani che arrivano fino a noi e ancora ci insegnano. Il 1200, ad esempio, ci propone una figura che rivoluzionò l’epoca in cui viveva ,distinguendosi da qualsiasi altro sovrano e le cui  azioni sono motivo di riflessione  ancora oggi.   Il soggetto in questione è Federico II,  nato nel 1194 a Jesi, nelle Marche, che, rimasto orfano all’età di 4 anni,  venne cresciuto sotto l’influenza dei cavalieri tedeschi e reputato dal Papa Innocenzo III  lo strumento perfetto  per governare l’Impero.  Nel 1220  fu nominato Imperatore, dopo essere stato incoronato Re dei Romani nel 1215.

Oggi la sua fama è legata  principalmente alla Scuola Siciliana, culla della cultura italiana,  senza la quale il corso della lingua e della letteratura italiana sarebbe stato completamente diverso . Federico e la sua famiglia, i figli Manfredi , Enrico ed Enzo, furono diretti protagonisti di questa rivoluzione letteraria e composero poesie alla maniera dei trovatori, creando un siciliano raffinato che dava lustro  allo splendore cavalleresco della corte palermitana . Il testo composto da  Federico stesso  “la mia disianza “ contiene molte analogie con lo stilnovo, dimostrando tale relazione: “Ma tanto m’asicura/lo suo viso amoroso,/e lo gioioso – riso e lo sguardare/e lo parlare – di quella criatura,/ che per paura – mi face penare/e dimorare: – tant’è fine e pura.”

Le   sue scelte  non convenzionali certo non si limitarono alla letteratura.. Federico, per esempio, s’impegnò con il clero nel bandire una crociata e venne in seguito scomunicato dal Papa Gregorio IX per non averla messa in atto. Egli disubbidì perché aveva interesse nell’apertura delle  frontiere e nell’evoluzione dei mercati, perciò, quando fu costretto a partire per i luoghi santi,  diede vita a un negoziato con il sultano d’Egitto, ottenendo la consegna di Gerusalemme, Betlemme, Nazareth e garanzie per il movimento dei pellegrini . Si lanciò inoltre, Federico conosceva sei lingue, in  discussioni filosofiche e scientifiche con dotti musulmani che gli procurarono accuse di miscredenza da parte del suo popolo e dei gerarchi della Chiesa. Tra le  eredità lasciateci da questo grande personaggio troviamo  le Costituzioni  di Melfi , promulgate nella Sala delle Scodelle  nel 1231, ossia la prima legislazione laica a impronta costituzionale, ricordata anche come il primo concordato della storia tra lo Stato e la Chiesa. Alla stesura parteciparono anche il padre e lo zio di S. Tommaso d’Aquino e grandi giuristi come Pier delle Vigne. Il contenuto di questa raccolta di leggi cambia gli equilibri sociali del Meridione:  alla     base di essa troviamo l’ uomo che abolisce il giudizio divino, lasciando a giudicare la società degli uomini  solo  lo Stato  e obbligando la Chiesa ad occuparsi esclusivamente di anime. Provvedimenti come il divieto di portare armi senza autorizzazione o  l’obbligo per  tutti i cittadini , senza distinzioni di ceto, di pagare le tasse fanno di questo corpus legislativo uno dei più completi e vicini alla nostra Costituzione, dimostrando la modernità assoluta  di  questo intraprendente sovrano.

Quando nella nostra civiltà,  ricca e padrona di tecnologie raffinate, sentiamo parlare di guerre religiose   o riceviamo la notizia che nel mondo una sessantina di persone possiede più del40% del reddito globale del pianeta   mentre ’82% della popolazione mondiale , secondo gli indici UNESCO, vive nell’ analfabetismo, l’esempio di Federico II che riconosce nell’uguaglianza e nella cultura  i cardini del buon governo dovrebbe farci sentire davvero in colpa.

Articolo scritto da Simona Di Murro

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