Finche’ non lo vivi non lo capisci

alluvioneHo freddo. Tiro su il piumone. Settembre e già mi tocca tenere il pigiama lungo e le coperte pesanti. Penso sia quasi mattina. Si intravede l’alba. Questa notte ha piovuto, forte credo. Sentivo l’aggressività con cui le gocce picchiavano contro il vetro e lo scrosciare delle foglie sui rami piegati in due dalla velocità e potenza del vento.

Mio figlio accanto a me dorme beato. Sta sorridendo. Mio marito è già andato a lavoro. Non l’ho sentito alzarsi ma ricordo vagamente il calore dell’amorevole bacio che mi ha dato sulla fronte. Mi passa un brivido che parte da dietro la nuca e mi scuote tutta la schiena. Sento una porta sbattersi e il cane che inizia ad abbaiare. Sarà il vento al piano di sotto che ha creato un po’ di corrente. Uno zampettare frenetico e insistente su per le scale, un balzo agile ed eccolo qui che si accuccia ai miei piedi. Sta tremando. Ho uno strano presentimento. Sento qualcosa gocciolare, quasi scrosciare ed una successione casuale di oggetti che cadono. Copro mio figlio fino alle orecchie e mi alzo. Scendo le scale. Per terra c’è bagnato. Che diavolo succede. Mio marito avrà lasciato aperto il rubinetto in cucina. No non è possibile, è acqua fangosa, troppo densa. Attraverso il salotto e apro la porta per andare in cucina. Non ho il tempo di realizzare quello che succede e reagire. Un’onda d’acqua mi scivola addosso, irrompendo nella stanza. Vengo colpita da dei cassetti e bottiglie di plastica che galleggiano. Oh mio Dio. L’acqua melmosa mi arriva al bacino, continua a muoversi frenetica e sbatte contro i muri. Sono attraversata da tanta paura. Sono spaesata. Corro – o almeno ci provo – verso la porta d’ingresso, già spalancata. Rimango immobile davanti ad uno scenario mai visto in vita mia. Tutti gli alberi sono spezzati, rami sparsi sulla ghiaia, irriconoscibile. Sedie che galleggiano nel fango, vestiti, giocattoli, scarpe, pentole. Tutto distrutto. L’orto è diventata una pozzanghera senza forma. La macchina è su un fianco, contro il muro. Rimango senza parole. Tutto ciò che abbiamo costruito con fatica fino ad ora è completamente demolito. Anche il più banale dell’oggetto materiale è da buttare via. Con quanta fatica accumuli tutto il necessario per una vita più comoda e con quanta facilità può svanire nel nulla. Nella nostra quotidiana e tranquilla esistenza, diamo per scontato che tutto ciò che abbiamo ci sia dovuto. Mai avrei pensato che da un giorno all’altro avrei perso tutto. Ed ora sono qua che forse nemmeno riesco a pensare.

Per non dimenticare, Piacenza e l’alluvione 14.09.2015

Articolo scritto da Cristina Castravet

Stile: 6
Originalità: 7
Messaggio positivo: 6
Cogitabilità: 7

Commenti
Back to Top