Gli studenti e i professori, un incubo o una amicizia speciale?

TR11_marzo_1Noi studenti della generazione tecnologica, viziati (perché lo siamo senza dubbio), alcuni diligenti e altri disinteressati, siamo ragazzi spesso difficili da gestire, a partire dal rapporto con i nostri genitori.

Basta tornare indietro a quando essi avevano la nostra età per constatare che le cose erano davvero molto diverse. Quando si combinavano le marachelle erano guai sia a scuola che a casa, mentre adesso la maggior parte dei genitori reputa il proprio bambino un angioletto, un cherubino che non combina mai danni, e se la maestra prova anche solo vagamente ad accennare alla colpa del serafino, allora scatta l’ira della madre iperprotettiva e convinta dell’innocenza del proprio cucciolo.

Con questa profonda diseducazione si arriva al liceo, dove i genitori proteggono qualunque azione irresponsabile e perdonano l’immaturità di ragazzi ormai quasi maggiorenni che talvolta generano il caos in classe.

Il professore perfetto non esiste, ma esiste quello che svolge il suo mestiere con competenza: è quello che con uno sguardo fulmina tutti quegli allievi che disturbano e che, al silenzioso richiamo, vorrebbero nascondersi sotto il banco. Non è il professore che urla e incute terrore con note e votacci per ottenere il rispetto, ma quello che ha un forte carisma, è autorevole senza essere autoritario; insomma, quel professore che non vorresti mai che terminasse la sua lezione, quel “Prof” che vuole trasmettere ai suoi alunni contenuti che vadano oltre alla sua materia.

Il professore che svolge bene il suo mestiere è emotivamente coinvolto in ciò che insegna, non è mai stanco di ripetere l’argomento a un alunno che non ha capito la lezione, si accorge se un’allieva non sta bene ancor prima di entrare nell’aula e comprende bene che all’ultima ora del venerdì siamo distrutti. Così si inventa qualcosa di divertente e accattivante perché capisce al volo i problemi della classe.

Essere professori è un lavoro, o meglio un’abilità, che si può in parte imparare, ma è soprattutto un dono bellissimo che non tutti hanno, una qualità misteriosa, un po’ come riuscire a capire al volo un logaritmo lungo tre righe.

Questi professori un po’ particolari per fortuna esistono. Sono capaci di coinvolgerti, di appassionarti alla materia che insegnano a tal punto da voler diventare come loro, o almeno da voler seguire i loro percorsi di studio. Sono persone speciali che hanno plasmato generazioni di ragazzi insegnando loro qualcosa di più di un processo storico, di una formula, di una lingua straniera, di un pensiero filosofico. Essi provano a trasmettere, prima di tutto, come un cittadino si deve comportare nella società. Ed è grazie a loro se qualcuno, ricordandosi gli insegnamenti, si comporta correttamente durante l’arco della sua vita.

Noi però, ragazzi moderni, ci lamentiamo di andare a scuola, di frequentare un liceo, di dover studiare ore, magari svegliandoci presto al mattino per ripassare, senza accorgerci che davanti a noi, seduto alla cattedra, abbiamo un professore che sta cercando di trasmetterci non soltanto la sua materia, ma anche una parte di sé.

Articolo scritto da Carlotta Pairotti

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