Il cielo è bellissimo

TR04_marzo_1“Sta’ calmo Jesse… sono solo 100 metri… ce la puoi fare Jesse… ecco…3…2…1… vai Jesse…sei avanti… guarda il traguardo… dai, dai, DAI! Siii. Ce l’hai fatta Jesse. Oro. ORO. Hai vinto, ho vinto. Il cielo è bellissimo.” Da quando conosco la sua storia, ho sempre creduto che Jesse Owens pensasse dentro di sé tutto ciò prima di disputare la finale dei 100 metri piani alle olimpiadi di Berlino del 1936. La sua storia è davvero affascinante: un afroamericano nato ad Oakville nel 1913 che nelle olimpiadi di Berlino del 1936 vinse addirittura 4 medaglie d’oro sotto lo sguardo attonito di Adolf Hitler, che lo salutò con un solo cenno della mano dopo la vittoria nel salto in lungo. La figura di Jesse Owens è quasi leggendaria, un nero, e per questo inferiore, che riesce a battere i migliori atleti bianchi del mondo nella Germania nazista. Un uomo da solo contro il mondo intero, chissà se nell’euforia della vittoria si sarà reso conto di aver scritto la storia.

Solo 12 anni dopo, il 10 Dicembre 1948, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, con cui si garantiscono, o si dovrebbero garantire i diritti fondamentali di ogni uomo. Il primo comma del 2° articolo recita così “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. Ma ai giorni nostri non si può certo dire che tale articolo sia rispettato, anzi in molte parti del mondo non è per nulla tenuto in conto.

Ancora oggi infatti molti uomini sono giudicati per il colore della pelle: si pensi all’America dove ogni anno muiono centinaia di ragazzi neri, uccisi dalla polizia stessa, alcuna volte senza un preciso motivo. Eppure proprio l’uscente presidente degli USA è stato il primo presidente afroamericano della storia di questo paese, segno di un ulteriore passo avanti dell’integrazione sociale da parte degli afroamericani. Proprio in America i neri hanno fatto proteste non violente per avere dei diritti basilari, come quello di guidare o di votare, al seguito di grandi leader come Martin Luther King. Altre figure di spicco, nel panorama mondiale, che hanno lottato per i diritti umani sono state quelle di Nelson Mandela e Gandhi. Nonostante l’esempio di costoro però gli episodi razziali persistono ancora oggi, a causa anche di una popolazione inerte che non si ribella a tutto ciò.

Non solo le persone di colore, ma anche le donne sono fortemente discriminate. Il numero così elevato di femminicidi nei paesi occidentali, in cui le donne dovrebbero essere maggiormente protette rispetto alle altre parti del mondo, è allermante e sintomo di una società malata incapace di comprendere quanto le donne siano importanti. Dice papa Francesco:”Un mondo dove le donne sono emarginate è sterile perché le donne vedono oltre, ci trasmettono la capacità di capire con un cuore più paziente e più tenero”.

Negli ultimi anni inoltre sono migliaia le vittime per il proprio credo. Gli Islamici addirittura uccidono in nome del loro Dio. Sembra tutto un incubo, ma è la triste realtà.Una triste realtà che ci insegna che le discriminazioni appartengono alla nostra vita di tutti i giorni.

Lo stesso Einstein affermava di conoscere una sola razza nel mondo, quella umana. Ed aveva ragione perché in fondo una persona prima ancora di essere bianco o nero, uomo o donna, omosessuale o etero, cristiano o pagano, di sinistra o di destra, è un essere umano. Questo è ciò che conta davvero.

Noi però non possiamo accettare passivamente tutto ciò, ma la cosa più importante che dobbiamo fare per avere finalmente l’uguaglianza nel mondo, è non smettere di crederci, continuare a correre il più velocemente possibile fino al traguardo, proprio come Jesse Owens, perché solo allora potremo alzare la testa e dire :” Il cielo è bellissimo.”

Articolo scritto da Marco Calì

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