ISIS: i nuovi barbari

TR03_novembre_3-Cosa si fa quando si vuole attaccare, isolare o ricattare un uomo, Patrick?

-Si colpiscono i suoi affetti più cari, John!

-E quando si vuole sottomettere un popolo, Patrick? Cosa si colpisce?

-Quando è un intero popolo l’oggetto di tale attacco è la sua identità nazionale a voler essere colpita.

-E cos’è l’identità nazionale di un popolo Patrick?

– La sua cultura. E i suoi monumenti. E i suoi templi. E le sue statue. E i suoi edifici. E la sua letteratura. L’identità nazionale di un popolo è la sua storia. E la storia fa paura  a chi non accetta le conquiste del progresso. E per questo vogliono ucciderla. E in epoca moderna i nuovi nemici della storia sono gli amici dell’isis, il fondamentalismo islamico. Due mesi dopo l’attacco alle torri gemelle Osama Bin Laden disse: ”Non capite, non volete capire, che è in atto una Crociata alla Rovescia. Una guerra di religione che essi chiamano Jihad, Guerra Santa. Non capite, non volete capire, che per loro l’Occidente è un mondo da conquistare, castigare, piegare all’ Islam”. E sbaglia chi crede che il fondamentalismo islamico sia finito con la morte di Osama Bin Laden. Lui infatti era soltanto la punta dell’iceberg. E non è la punta di un iceberg a far affondare una nave ma è la montagna. Quella montagna, chiusa ad ogni forma di integrazione e tolleranza, che da secoli si nutre del più crudele e meschino fanatismo, quello culturale e religioso. Nel febbraio 2015 viene diffusa la notizia della distruzione, da parte dei seguaci dell’isis, dei reperti archeologici conservati nel museo di Mosul e di circa 10.000 volumi conservati nella sua biblioteca; nello stesso periodo si diffonde la notizia della distruzione di un mosaico bizantino risalente al VI secolo vicino alla città di Raqqa sul fiume Eufrate mentre al mese di luglio dello stesso anno risale la notizia della distruzione della Tomba di Giona situata nella città di Mosul. Nell’aprile del 2015  la stampa riporta la notizia della distruzione dell’antica città di Hatra fondata nel III secolo a.C. dai Seleucidi, capitale del primo regno arabo e importante centro commerciale e religioso  e della distruzione del sito archeologico di Nimrud ,situato nei pressi della città di Mosul, ex capitale dell’impero assiro famosa per i 613 pezzi di gioielli d’oro e pietre preziose conservati all’interno delle sue mura e rubati dall’isis. A questo punto bisogna fare una precisione. Non possiamo infatti dimenticare il grande vantaggio economico che traggono da queste barbarie, vendendo le statue e i vari oggetti che non distruggono sul mercato nero, umiliandoci. Hai sentito bene, umiliandoci.  Perché esiste forse un numero o una carta che possa eguagliare il valore inestimabile di questi oggetti che sono la nostra storia?  Questi sono soltanto alcuni esempi che evidenziano il loro intento di cancellare la nostra storia per dimostrare che ne è nata una nuova e assoluta, quello dello Stato Islamista. Ma i fatti più agghiaccianti arrivano quando i media di tutto il mondo vengono invasi da video di decapitazioni di prigionieri degli uomini dell’isis, diffusi con l’intento di intimorire tutti coloro che ancora non si sono piegati al loro potere. Il 14 settembre 2014 infatti la popolazione mondiale è sdegnata di fronte al video della decapitazione dell’operatore umanitario britannico David Haines, terzo ostaggio ad essere stato ucciso dopo i giornalisti americani Foley e Sotloff. Alla luce di questo, citando Oriana Fallaci, posso soltanto concludere dicendo che quella tra noi e loro è una guerra che mira a colpire prima che il nostro corpo la nostra anima.

– Ho capito Patrick, loro sono i nuovi barbari. Ma noi, noi chi siamo?

-Caro John, noi siamo il solito Occidente corrotto e ipocrita che fa finta di non vedere per mantenere fede alla bella favola della tolleranza o alla teoria del “politically correct”, sporco del sangue di chi ha dato la vita per costruire la civiltà della libertà e della democrazia che segretamente loro c’invidiano, il solito Occidente vivo ma in realtà morto.

Articolo scritto da Luana Foti

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