Siamo davvero al sicuro?

Sono anni ormai che si discute sulla possibilità di impatti di asteroidi e comete sulla Terra, e si sta diffondendo preoccupazione per le conseguenze che questi potrebbero portare.

Si parla di fine del mondo, di catastrofi che potrebbero apparire fantascientifiche, ma, purtroppo, i rischi esistono realmente. Durante il corso di milioni di anni, sono avvenuti numerosi impatti di asteroidi e comete sulla Terra, testimoniati dalla presenza di crateri formati in seguito al brusco scontro di questi corpi con la superficie del Pianeta.

Il termine “asteroide” deriva dal greco “ἀστεροειδής”, “simile a una stella” (da ἀστήρ, “stella” e ειδής “simile”).

Il termine cometa, invece, dal greco “κομήτης” (chiomato), poiché gli antichi consideravano la coda di questi corpi simile ad una capigliatura.

Secondo la più accreditata delle ipotesi sull’estinzione dei dinosauri, proposta dai geologi Luis e Walter Alvarez, essa fu provocata dall’impatto di un asteroide, collocato approssimativamente a 65 milioni di anni fa.

Tra le maggiori minacce per la Terra vi è 99942 Apophis :il nome dell’asteroide, infatti, riprende la mitologia egizia, in cui Apopi era il dio che rappresentava il buio ed il caos.

Gli scienziat stanno progettando degli interventi per proteggere la Terra da questi impatti, ma si tratta solo di ipotesi, poichè poichè tali operazioni richiederebbero tecnologie all’avanguardia, grandi somme di denaro e soprattutto grandi abilità tecniche: tentando di deviare un asteroide si rischierebbero danni  maggiori di quelli causati da

un impatto.

La scienza ha ancora fornito solo una minima parte delle risposte e delle soluzioni ai grandi interrogativi e problemi umani, ed è ciò che nemotiva il continuo progresso. Adesso non resta che continuare a guardarci intorno alimentando la ricerca con i nostri “perchè”, i quali riceveranno risposte esaustive nel corso del tempo:

«Verrà il tempo in cui gli uomini si stupiranno che verità così evidenti siano state per lungo tempo ignorate, ma l’arco di una sola vita non basta a portare a termine una ricerca così lunga».

Articolo scritto da Benedetta Vale

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