Stregata dal castello stregato: è mal di Sicilia

“Foto scattata in uno dei luoghi più affascinanti della Sicilia: Castello Tafuri a Portopalo di Capo Passero. La punta più a sud della Trinacria e dello Stivale. Capolavoro liberty costruito con il marmo dell’antistante isola delle correnti, accanto all’antica tonnara, con una loggia poligonale aperta in modo incomparabile sul Mediterraneo. Divenuto un albergo, nel 1981 venne abbandonato, saccheggiato e utilizzato per riti satanici. Manifesta la luce e il lutto di questa terra, che a volte non sa prendersi cura della sua Bellezza, e addirittura arriva a sfregiarla”

Alessandro D’Avenia, ringraziamenti dal libro “Ciò che inferno non è”.

Esattamente le stesse sensazioni, di rabbia ma anche di amore profondo e irresistibile fascino, che provai io, ragazza veneta arrivata per la prima volta a Portopalo, entrando in questo castello imponente e meraviglioso, ma  abbandonato e quasi fatiscente. Come accade a tante Chiesette bizantine, fortezze medievali, dipinti rinascimentali, rovine classiche. Abbandonate in qualche caso, splendide sempre. Questa regione non può non entrare nel cuore. Come è entrata nel mio. E’ ciò che si chiama mal di Sicilia: dopo esserci stati per la prima volta, non si riesce a pensare le proprie vacanze o addirittura la propria esistenza senza di essa. Forse per la maestosità dei monumenti: la Valle dei Templi, Selinunte, Palermo.Forse, per i profumi e i colori irresistibili di paesini sperduti come Portopalo, all’estremità sud orientale dell’isola. Oppure per la bellezza del mare, colorato con tutte le sfumature del blu e con un’acqua trasparente. O ancora per lo splendore naturalistico dei paesaggi, soprattutto gli scorci sul mare o i sentieri all’interno delle riserve naturali (una favola Vendicari, vicina a Portopalo). E poi ci sono i piatti tipici di questa regione, come la caponata, la pasta alla Norma, i vari tipi di pesce servito appena pescato. E i dolci: i cannoli, la cassata e le variopinte granite di tutti i gusti, da consumare in un bar in riva al mare accompagnate dalle altrettanto tipiche brioches.

Ma ciò che più attrae  è la mentalità delle persone che la popolano. Persone che si fermano a parlarti in strada, anziani che passano le loro giornate seduti fuori dalle loro case guardando la strada, titolari di baretti sulla spiaggia che non vogliono i soldi per il caffè appena consumato solo perché sei il primo cliente, gente a cui si illuminano gli occhi parlando della sua terra quando le chiedi indicazioni su come orientarti e su cosa vedere. E poi c’è il proprietario ultraottantenne che ti aspetta fino all’una di notte per consegnarti l’appartamento o non esita a percorrere la campagna in piena notte su una vecchia Panda per portare soccorso alla tua auto rimasta in panne. E forse è proprio questo che ci fa innamorare della Sicilia: l’amore che gli stessi abitanti ci trasmettono nei confronti di questa magnifica terra e di chi vi soggiorna. Terra in cui ognuno, dopo esserci andato per la prima volta, lascia un pezzettino di cuore.

Dalle ultime notizie che mi sono giunte ad agosto, il castello Tafuri è in vendita e è stato presentato un progetto per la ristrutturazione, che è iniziata. Il castello sta cominciando a riacquistare  la sua antica bellezza e il suo antico splendore. Bellezza e splendore propri non solo di questo castello, ma dell’intera Sicilia.

Articolo scritto da Silvia Lucchesi

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