Societa’ naturale: l’ambiguita’ che divide l’Italia

TR10_febbraio_01“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.

Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.”

È questo l’articolo 29 della Costituzione Italiana che regolamenta l’unione civile di due individui: necessariamente eterosessuali. Questo è il verdetto della sentenza n.138/2010 della Corte Costituzionale, nella quale si è discussa la natura dell’unità familiare citata nello Statuto. Secondo la Corte è a discrezione del giudice accettare o no l’unione omosessuale, ma l’articolo 29 in specifico si rivolge all’unione civile di persone del sesso opposto perché le sole in grado di dar vita a un nucleo familiare, una società naturale composta da genitori e figli.

“Questo matrimonio non s’ha da fare” direbbero i bravi. Ma per provvedere a questa lacuna è stato proposto, il 4 dicembre scorso, il disegno di legge Cirinnà. Questo con 2 capi, 23 articoli e la step child adoption ha elettrizzato l’opinione pubblica.

“Le unioni civili sono un argomento che divide profondamente, tant’è che siamo l’unico Paese in Europa senza una legge.” Sono queste le parole del premier Renzi in un’intervista a radio RTL 102.5. Così il 23 e 30 gennaio si sono svolte rispettivamente le manifestazioni “È ora di essere civili” dal motto svegliati Italia ed il “Family Day”, amore uguale famiglia. Alla prima hanno partecipato un milione di persone in 100 piazze italiane (stime Arcigay), tingendo di arcobaleno le città a sostegno dei diritti civili anche per gli omosessuali, mentre alla seconda si sono riuniti presso il Circo Massimo e zone limitrofe circa in trecento mila (fino a due milioni, a detta di Maurizio Gasparri, post Twitter). “Mamma e papà, sennò è sbagliato” recitano gli striscioni del Family Day, manifestazione che non si scorda facilmente soprattutto grazie al flash mob di Roberto Maroni. Il presidente della regione Lombardia ha infatti illuminato il Pirellone con la scritta del nome della manifestazione, attirando l’attenzione mediatica di tutto il paese e il disappunto di molti Lombardi. “D’ora in poi, utilizzeremo il Pirellone come schermo per comunicare tanti altri temi, visto che questo metodo di comunicazione con i cittadini funziona” ha dichiarato il segretario leghista, che ha ricevuto in risposta dai milanesi “Accendiamo l’amore, spegniamo l’omofobia”.

“Matrimoni per amore, matrimoni per forza ne ho visti di ogni tipo, di gente d’ogni sorta” cantava De Andrè, ma forse non vide quelli omosessuali, che a partire dal 26 giugno 2015 sono divenuti legali anche negli Stati Uniti d’America. Insomma un periodo di provvedimenti all’insegna della parità ed uguaglianza, per poter riconoscere una relazione che già gli antichi greci consideravano normale se non perfetta. Solo l’Italia si trova in difficoltà nel prendere una posizione civile.

Il problema si sta facendo più vivo che mai ed esige una soluzione. Preoccupa molto l’impegno economico di una tale apertura in quanto il ddl Cirinnà estende i diritti dell’unione civile eterosessuale a una di tipo omosessuale: vedovi e le vedove LGBT percepiranno un assegno di mantenimento (art.15). Proprio questa estensione, in tempi in cui le pensioni rappresentano un serio problema per le generazioni future, costituisce un ostacolo alla soluzione del dilemma unioni civili , matrimoni ni e adozioni no.

Sulla questione politico-mediatica Monica Cirinnà ha risposto citando la lettera di San Paolo Apostolo ai Romani: “L’amore non fa nessun male al prossimo”.

Articolo scritto da Natalia Boscolo

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