Spreco, spreco, spreco… Come eliminarlo?

TR15_marzo_2Il problema dello spreco, ovvero il consumo di beni in modo eccessivo, lo sperperare denaro, acqua, cibo, energia elettrica, è una piaga esistente da molto tempo, ma che dagli ultimi decenni sta aumentando in maniera sconcertante. Forse la causa più probabile di questa crescita è la nostra continua certezza che le materie prime non termineranno, che ci saranno sempre acqua e cibo disponibili, almeno per quanto riguarda la nostra generazione. Questo nostro egoismo ci porta a non considerare ciò che potrebbe accadere a noi, al nostro Paese, al nostro mondo, se continuassimo a consumare senza giudizio.

Perrella e G. Delli Cocili, autori del saggio “Riduzione degli sprechi e miglioramento dei servizi nella pubblica amministrazione”, hanno classificato le attività che non generano valore come attività neutre, attività negative, attività correttive e attività non eliminabili, poiché ad esempio dettate da normative o regolamenti. Una serie di attività quindi che possono non incrementare il valore, come quelle neutre, ma possono anche generare disvalore, ad esempio quelle negative, che provocano quindi danni al cittadino. Non potendo agire in alcuni ambiti è su queste ultime che dobbiamo principalmente porre l’attenzione, su quelle attività che diventano un problema per noi cittadini. E da dove dare inizio a questa guerra allo spreco se non proprio dalle nostre case? È qui che il problema potrebbe trovare una soluzione, in quello che è il nostro nucleo sociale, la nostra famiglia. Ci siamo mai chiesti quale sia il vero costo dello spreco? I numeri parlano chiaro. Secondo l’osservatorio “Waste Watcher” lo spreco alimentare in Italia ogni anno è di 5 tonnellate, pari a 8 miliardi di euro che equivale a mezzo punto di PIL, il prodotto interno lordo del nostro Paese. Come riporta G. Di Totto nel suo saggio sullo spreco alimentare, “è come se ogni famiglia italiana, ogni settimana, buttasse via 630 grammi di cibo, equivalente a una spesa di 6,5 euro”.

Secondo le stime della FAO il 22% della quantità complessiva del cibo sprecato, a livello mondiale, è da parte del consumatore a livello domestico e nella ristorazione. Una serie di numeri, apparentemente bassi, ai quali non prestiamo attenzione, ma che, se analizzati con precisione, dimostrano quanto la situazione possa esser grave e quanto ci sia bisogno di un intervento, in primo luogo, come si diceva, partendo da noi consumatori.

Quindi come possiamo diminuire concretamente lo spreco? Ci hanno da sempre abituato a non consumare troppo: chiudere il rubinetto quando ci laviamo i denti, spegnere il televisore se nessuno lo sta guardando; ci hanno imposto la diminuzione dell’uso delle auto, attraverso la circolazione a giorni alterni secondo il numero di targa, ci hanno consigliato l’uso di mezzi meno inquinanti. A tal proposito risulta molto interessante ed utile il sito “Bla bla car” che ha lo scopo di diminuire il costo di un viaggio: basta inserire il giorno del viaggio, il luogo di partenza e la destinazione e si trovano persone disposte a condividere le proprie auto. Ad esempio un viaggio da Terni a Milano può variare da un prezzo di 20 fino a un massimo di 40 euro. In questa forma di viaggio non c’è solo un risparmio a livello economico, ma anche una diminuzione dell’inquinamento.

Bisogna quindi partire da qui, da piccoli gesti che potrebbero, in futuro, rendere migliore la vita dei nostri figli e nipoti. Si tratta di fare un esame di coscienza e pensare, come ci dicevano i nostri genitori quando da bambini non volevamo terminare il pasto, a chi possiede meno di noi. Dobbiamo, in ogni modo possibile e con ogni mezzo, salvaguardare il nostro mondo.

Articolo scritto da Alexandra Popescu

Stile: 3
Originalità: 2
Messaggio positivo: 3
Cogitabilità: 2

Commenti
Back to Top