Ulisse siamo noi
Sullo schermo le sequenze dello sceneggiato televisivo “Odissea” di Franco Rossi, del 1968, ci portano a ripercorrere l’avventura omerica: Polifemo, creatura di un mondo selvaggio e barbarico, ignora la dialettica e divora i compagni di Ulisse; la maga Circe, figlia del Sole e demone erotico che conosce l’Ade, le droghe e i segreti della natura, trasforma in animali i suoi amori; le Sirene, anime dei defunti e demoni dell’oltretomba, con il loro canto ammaliatore conducono all’oblio condannando chi le ascolta alla morte; Penelope sfida con le armi della dialettica lo sconosciuto che il suo cuore ha già identificato; Atena in persona guida la gara con l’arco e la vittoria del suo eroe che massacra chi ha osato insidiare la reggia e la fedeltà della sposa. Attraverso i colori “antichi” delle immagini, la potenza dei personaggi rimane intatta e disegna perfettamente un eroe che ha attraversato le epoche e a cui ogni tempo ha dato qualcosa di suo: Ulisse infatti è una figura complessa, fornita di tutte le qualità spirituali presenti nella natura umana e tutti i popoli hanno riconosciuto in lui un aspetto della propria personalità, positivo o negativo non importa. Tra le più grandi reinterpretazioni di questo personaggio campeggia quella del canto XXVI della Divina Commedia. Qui Dante, pur devoto a Virgilio, non si lascia irretire dagli schemi precostituiti, nell’Eneide la famosa astuzia di Ulisse si riveste di una connotazione negativa, e reinterpreta in un modo del tutto originale il personaggio. Allontanandosi dagli ideali del Medioevo, Dante si riavvicina alla figura omerica e, con una complessa operazione culturale , crea una nuova connotazione di eroe del pensiero, teso a realizzare nell’arco breve dell’esistenza l’unica conquista degna dell’uomo: il conoscere. Ulisse viene visto come un maestro della scienza; mandando in secondo piano la figura del peccatore di frode condannato dalla società medievale, egli si trasforma in un modello da seguire, in cui la ricerca della conoscenza è perseguita fino al sacrificio della vita. Attraverso la sua figura possiamo intuire sensibilità umanistiche e preromantiche e giungere a interrogativi del moderno esistenzialismo, ma il “gorgo” che conclude “il folle volo” ci riporta quasi bruscamente al Medioevo e ai limiti umani. Eppure l’avventura di Odisseo non è terminata qui: Mr. Bloom, dalle pagine dell’Ulisse di Joice, ci conferma che la ricerca della conoscenza fa parte dell’uomo, anche e sempre più dell’uomo di oggi, soprattutto nel suo significato più difficile di conoscenza di sé e del perché della vita umana: in Ulisse “palutropos”, letteralmente multiforme e astuto, chiunque di noi riconosce la propria ricerca esistenziale, con il dubbio che solo nella morte sia possibile avere la conoscenza vera del proprio essere.
Articolo scritto da Alessia Farigliani
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