Un Dio della gioia

TR09_marzo_1Viviamo in un clima di forte tensione, in cui si presenta uno scenario che delinea una chiesa sempre più povera di giovani, e che non riesce a stabilire il filo conduttore tra noi e Dio. Una figura che viene percepita lontana dalla realtà odierna, un messaggio, quello di Cristo, che non viene compreso a pieno. Il problema diventa più difficile da snodare, nel momento in cui cerchiamo di risalire alla radice. Il messaggio divino è forse troppo lontano dalle nostre necessità? E’ la Chiesa che dovrebbe edificare una via di comunicazione affinché si possa creare un autentico contatto? Interrogativi che presentano una risposta non facile, ma che esigono di un’analisi del problema e l’esperienza di chi è coinvolto in prima persona. Padre Davide Paglia, parroco della parrocchia San Giovanni Bosco di Caltagirone, porta con sé un bagaglio ricco di esperienze, che gli permette di avere una visione d’insieme abbastanza completa, e di poter mettere a confronto le varie situazioni in cui ha operato.

“Questo flusso migratorio giovanile diventa un’opportunità per la chiesa, ci fa comprendere che la comunità cristiana è insufficiente per i giovani”, ci si apre davanti una chiesa che non è protagonista, ma che risulta essere inadeguata alle esigenze di ogni fedele. Ogni problema sente la necessità di essere sradicato dalla radice. Ogni cristiano, infatti, inizia un cammino che lo segue in una formazione di crescita nello spirito e umanamente “Bisogna rivedere il famoso catechismo, esso è un cammino che forma o deforma? Punta alla crescita o no?”. Una catechesi che oggi non riesce a conformarsi con uno schema sociale, culturale e mentale evoluto. Viene delineata la visione di una realtà troppo lontana dalla nostra, che mantiene le distanze facendoci apparire in modo distorto il vero significato della fede. Forse è proprio questo il nocciolo del problema. “Dobbiamo smettere di considerare la fede come un insieme di norme e religioni. Essere cristiani significa vivere esperienze che cambiano e segnano la vita”. L’essere cristiani, per Padre Davide, diventa una scoperta nel suo cammino che si allarga e si arricchisce anche attraverso il confronto con la chiesa di Roma. Lavorando per quasi quattro anni nella Conferenza Episcopale Italiana e all’interno del Convegno Ecclesiale di Firenze, ha potuto constatare una chiesa  che si scommette, che fatica che si arricchisce. Il cammino percorso a Roma, dona un contributo fondamentale per uno sguardo diverso e un nuovo approccio alla pastorale, grazie anche all’incontro con Papa Francesco che, come riconosce Padre Davide, dà un tocco di profezia e intelligenza pastorale. Un contributo che cresce nel confronto diretto con i giovani di tutto il mondo, in un contesto emozionante come quello della GMG (Giornata Mondiale della Gioventù). “Si presenta una chiesa che sa cantare, danzare e vivere l’ebbrezza di una vita che non può essere definita da ciò che bene o male, giusto o sbagliato. Conosci giovani con una fama e sete di Cristo; un Cristo vicino e semplice. E’ una fame e una sete che i giovani ci gridano e nel contesto della GMG si condensa tutto ciò.”

Comprendiamo così l’esistenza di un’immagine di Dio e di un suo messaggio universale. “Il rischio è di presentare un  Dio che sta nei cieli piuttosto che un Dio di gioia e vicino a noi,  spesso paradossalmente noi lo addomestichiamo, un po’ come il piccolo principe”. Ma allora cosa ci chiede Dio? Come si può mettere in pratica ciò che insegna? “Egli ci chiede di vivere un rapporto d’amore pieno di responsabilità. E’ un Dio che non sta sopra di noi, ma di fronte a noi. Il suo messaggio è di vivere a pieno l’umanità e la chiesa ha un compito ben preciso: far innamorare i giovani alla vita, a un Dio che dona e che solletica la vita di ognuno di noi.” Dunque, ci troviamo di fronte a un Dio che è amore, che riempie i cuori, che gioisce con noi, che consola, che ci emoziona. Un Dio che ci fa compagnia nella nostra vita, che ci prende per mano nel dolore e nelle gioie, che ci spinge a commuoverci di fronte a una così grande meraviglia che è la vita.

Articolo scritto da Chiara Boscarello

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