La cultura che farà la Storia

TR20_marzo_1La cultura giovanile è un aspetto della società che ha cominciato ad avere un peso decisamente più marcato negli ultimi cinquant’anni. Essa rappresenta un concetto interessante, in quanto i giovani sono il futuro di una società, perciò la cultura da loro assorbita andrà ad influenzare i caratteri di quest’ultima: questo può spaventare gli adulti che molto spesso si trovano in disaccordo con il comportamento dei figli adolescenti, e ancor più spesso non approvano la loro attitudine a seguire le mode di massa che fanno parte della cultura giovanile.

Che ci piaccia o meno, negli ultimi decenni le culture giovanili che si sono succedute hanno avuto grande influenza nelle nostre società: dal movimento del sessantotto e dalla rivoluzione culturale da esso messa in moto, alla diffusione delle droghe sintetiche tra i giovanissimi in accompagnamento al boom industriale degli anni ’70, all’avvento dell’era della tecnologia.

Come dice L. Tomasi ne “La cultura dei giovani europei alle soglie del 2000”, mentre nel passato la cultura giovanile era associata generalmente ai concetti di trasgressione, ribellione o sperimentazione diretta, oggi essa “sta ad indicare l’intrinseca capacità che i giovani hanno di autodefinirsi [] all’interno della società della quale sono parte”. Ed effettivamente i giovani di oggi cercano di affermarsi e trovare il loro posto all’interno della società, in un mondo che però non offre più molte possibilità di scelta e che non aiuta troppo nemmeno il giovane volenteroso e ricco di idee che avrebbe bisogno di una piccola spinta da parte dello Stato o della società per mettere in atto iniziative interessanti.

Tutti i problemi e i conflitti che affliggono le società odierne non fanno che alimentare un generale clima di sfiducia tra i giovani che crescono in Stati che praticamente ricordano di aver visto sempre e solo in crisi. Anche se può sembrare che i ragazzi non si interessino ad aspetti così puramente politici ed economici, e siano essenzialmente assenti sul piano socio-politico, ciò non significa che tutta la tensione presente non sfoci in una frustrazione e in un pessimismo che fa perdere alla componente giovanile della società la motivazione. Un ragazzo che studia, al giorno d’oggi, si vede costretto a scegliere indirizzi o facoltà in base a ciò che “con qualche probabilità in più” gli farà ottenere un posto di lavoro, e non in base alle sue passioni. Ciò spiega in parte anche la grande affluenza verso i licei, i quali da una parte permettono di “temporeggiare” nella decisione di una professione, e dall’altra forniscono una preparazione più generale che quindi permetterà al diplomato di scegliere la facoltà universitaria più opportuna alla fine della scuola e lo preparerà eventualmente a partire per l’estero.

Per quanto riguarda altri aspetti della cultura giovanile, ciò che appare davvero evidente è la ricerca dei ragazzi dell’approvazione degli altri: da qui la diffusione dei Social, che permettono in un certo senso di “elemosinare” approvazioni e sostegno. Questo punto è uno svantaggio della cultura giovanile odierna, e diventa un vero problema nel momento in cui per una persona il parere degli altri diventa più importante del proprio.

Il rapporto tra le generazioni nuove e quelle passate non sarà mai totalmente privo di conflitti ed esiste appunto un termine che descrive questo rapporto: conflitto intergenerazionale. Queste discrepanze sono assolutamente fisiologiche nel corpo di una società, ma perché essa sia sana e almeno minimamente stabile è necessario il dialogo tra le diverse generazioni, animate da differenti valori. Attraverso il dialogo ogni componente già ricca del proprio passato potrebbe assorbire nuove conoscenze dalle altre componenti, e creare così generali tolleranza e rispetto.

Articolo scritto da Giorgia Farronato

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