Un mondo adulto per un principe bambino

TR11_febbraio_2“No!”

È una parola che capiscono tutti, che tutti dicono e che tutti si sentono dire almeno una volta: no.

In un mondo parallelo e inventato, in un mondo “adulto” dove non esiste la parola “no”, ma esistono soltanto orari da rispettare, programmi da seguire, doveri, responsabilità e obblighi, Ellie vive senza riuscire ad essere quello che veramente è: una bambina. La sua vita è grigia, monotona, tecnicamente perfetta: orari prestabiliti, impegni già previsti, una vita organizzata dalla madre.

Basta un momento, però, per modificare il futuro già così definito della bambina, bastano un incontro, delle parole, dei disegni e una storia.

“Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato -Storie vissute della natura-, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale.”

Ellie legge queste prime righe, ma non le bastano. Si avventura nel giardino del vicino che è intento a riparare il suo deltaplano, per farsi raccontare il seguito della storia, e nell’uomo Ellie trova qualcuno di inaspettato, qualcuno che potrebbe modificarle i piani: un amico.

È all’interno di questa cornice che il regista Mark Osborne riesce a trasportare sullo schermo la storia de “Il piccolo principe”, scritta da Antoine de Saint-Exupéry, che viaggia in parallelo a quella di Ellie, in procinto di diventare quell’adulta alla quale insieme alla madre sta tanto lavorando, ma che nonostante tutto, non vuole essere.

Eppure in un mondo in cui tutto è organizzato, in cui niente è lasciato al caso come può questa bambina sperare di non perdere la propria immaginazione e di non abbandonare la propria infanzia quando ormai non le appartengono più?

Portare sullo schermo la storia del piccolo principe era un’ impresa che spaventava molti: come riuscirci senza perdere la bellezza che era racchiusa nel romanzo francese più letto al mondo? Il regista, però, tramite la scelta di raccontare una storia dentro la storia e grazie a due diverse tecniche di animazione, crea un capolavoro che riesce ad incantare grandi e bambini. Proprio come avrebbe voluto Antoine.

“Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande” scrive nella prima pagina del suo libro accompagnando questa frase con tre motivazioni  per giustificare la sua scelta e poi aggiunge: “E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato”. Il film è per tutti, racconta una storia ai bambini, ma rivela un segreto agli adulti. Un segreto che era invisibile agli occhi, ma non al cuore: tutti restiamo bambini, anche se pochi se ne accorgono.

E allora dobbiamo chiederci che fine abbia fatto la nostra di infanzia, se l’abbiamo cancellata o se possiamo recuperarla in qualche modo. Proprio come Ellie. Non dobbiamo rinnegare il mondo adulto, perché sarebbe impossibile, ma           possiamo dire qualche no come dei bambini perché conservare un po’ dello spirito che avevamo da piccoli potrebbe farci sorridere di più.

E sorridere, come tutti sanno, rende più belli.

Articolo scritto da Ester Ziarati

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